- La mia Intervista pubblicata su Gallery Nails & make-up n. 5
Per chi volesse abbonarsi alla rivista Gallery Nails & Make Up può chiamare il nostro numero verde: 800102166 oppure può contattarci alla seguente mail: jessica@mteedizioni.it
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Ho avuto l’onore e il piacere d’intervistare il Sig.re Manlio Rocchetti che con il suo lavoro ha dato notorietà al nostro paese a livello internazionale, vincendo innumerevoli premi e riconoscimenti, sino al tanto agognato Oscar (che mostra orgogliosamente in questa foto) come truccatore per il film A spasso con Daisy.
Nato a Roma nel 1943 proviene da una famiglia già nota nel mondo dello
spettacolo come fornitore di parrucche e posticci per teatro lirico, cinema e
televisione.
Dopo gli studi e il servizio militare inizia a lavorare in laboratorio, in
seguito lo zio li propone di seguirlo nel mestiere di truccatore, inizia così
la sua lunga e incredibile carriera professionale.
Il primo film televisivo importante (come truccatore) è quello con Renato Castellani sulla vita del
compositore Giuseppe Verdi, arriva il successo a livello internazionale con C’era una volta in America di Sergio
Leone, interpretato da Robert De Niro,
gli viene assegnato il nastro d’argento.
Da qui inizia la sua grande ascesa lavorando con i più importanti
registi e attori.
Oggi lavora assiduamente sia per lo spettacolo sia per il suo
laboratorio grazie anche al supporto fondamentale del fratello Luigi, la madre
Fernanda e delle loro preziose collaboratrici.
Per me un’esperienza
unica, non si può che rimanere estasiati dall'incredibile percorso lavorativo
del Sig.re Rocchetti e degli artisti con cui ha lavorato nell'arco della sua
lunga carriera...Personaggi per noi irraggiungibili.
Quei bravi ragazzi - Joe Pesci |
L'ultimo imperatore Bertolucci |
Shutter island |
shutter island |
invecchiamento De Niro - C'era una volta in America. |
Mayrig con Claudia Cardinale regia di Henri Verneuil
|
Intervista
all’Oscar del trucco.
Manlio
Rocchetti
Un’azienda storica che va avanti da oltre 130 anni, Manlio
come inizia il suo percorso lavorativo e la sua formazione professionale?
La mia formazione
professionale è dovuta a un caso della vita, dopo il liceo mio padre aveva il
desiderio che io diventassi architetto …ma non è stato così, dopo il militare,
sono tornato in laboratorio.
Mio zio in seguito
mi ha proposto di seguirlo nel mestiere di truccatore.
Il rapporto con suo padre Silvano,
differenze nell’approccio al lavoro.
La famiglia di mio
padre era il laboratorio, con questo non voglio dire che abbiamo avuto un
rapporto difficile, mi ha dato l’opportunità di fare il lavoro che desideravo.
Ho lavorato sia in
laboratorio sia fuori, fino al momento in cui sono partito per l’America.
Primo italiano premiato per il trucco con
un Oscar (A SPASSO CON DAISY),
per ben due volte aveva creduto di
avvicinarsi all’Accademy Award con il NOME
DELLA ROSA e LA TENTAZIONE DI CRISTO, cosa può raccontarci a tal proposito?
La nomination all’Oscar
vale quanto un Oscar, il film per cui l’ho ricevuto è un premio solamente al
trucco, in realtà…Quindi ne sono felice!
Di solito i premi
sono assegnati maggiormente per effetti speciali, creature mostruose…In questo
specifico caso era solo per l’invecchiamento, realizzato non con elementi
artificiali e cose strane…
Era naturale … mi
dicevano che avevo realizzato un trucco senza trucco, per me un grande
complimento.
Era un film bello?
Forse il film giusto, al momento giusto.
NEL NOME DELLA ROSA e
NELLA TENTAZIONE DI CRISTO c’era molto più lavoro, un altro caso simile è :
C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA, DI SERGIO
LEONE .
Un film che avrebbe
meritato maggiori riconoscimenti, paradossalmente è stato boicottato
addirittura dal produttore, della durata di 3 ore e 40, per lui troppo lungo, ridotto
così a 2 ore, montato tutto in sequenza, senza i flashback dei bambini.
Questo per me è un
bel film …
Spesso mi hanno
chiesto di scrivere un libro sul trucco o sulla mia esperienza nel cinema.
Penso possa esser
anche un’idea divertente, ma ho sempre declinato…
Differenze tra Italia e America, tra
Cinecittà e Hollywood
Cinecittà com’era… Era
Cinecittà …Oggi come oggi il film italiano non è più quel cinema, si realizzavano
250 - 300 film l’anno, tanti e di qualità.
Oggi si fanno pochi
film, di cui uno forse veramente di qualità, i lungometraggi di Tornatore e Salvatores sono tra questi.
La maggior parte di
chi riceve fondi da RAI o Mediaset per realizzare le pellicole, può contare su
pochi mezzi, di conseguenza, vengono prodotti pochi film…
I soldi tolti dove
realmente necessitano, danneggiano la buona riuscita del film, Il produttore fissa
un limite che non può esser superato.
Tutto questo è legato agli investitori… Non si trovano più
produttori veri, che investono (come nel caso di Aurelio De
Laurentiis e Procacci), oggi della qualità non importa niente
a nessuno.
Com’è cambiato il lavoro dai tempi Della
Dolce Vita sino ad arrivare ai giorni nostri?
Nel periodo della dolce vita fare cinema era un sogno!
La curiosità per
quel mondo, per le attrici, dei miti di quel periodo magico… Che ancora adesso
ricordiamo con nostalgia.
Le grandi dive sono
quelle del passato, in Italia: la Loren,
Gina Lollobrigida, la Mangano, la Cardinale, la Magnani, la Vitti… Professioniste
conosciute a livello internazionale.
Oggi, a parte
qualche raro caso (posso citare la Golino che ha lavorato in America), ce ne
sono ben poche, anche parlando di attori…
Questo è dovuto a una scarsa preparazione?
Esatto, è proprio
questo. Hanno una bella presenza ma poca sostanza!
E’ come venire al make-up
chiedendo fammi bello…Ma non è questo il senso del trucco nel cinema, è
qualcosa di più profondo.
La domanda giusta
sarebbe…Fammi il personaggio, trasformami per il ruolo che devo interpretare.
Personalmente penso che per un attore non
sia fondamentale esser “bello”, ma bravo a recitare…
Non è necessario
esser belli ma giusti per il personaggio, bisogna sapersi trasformare per quel
ruolo.
Una star americana
come Charlie Theron, una bellissima
attrice che ha interpretato Monster,
dove è orrenda, irriconoscibile, ma ha accettato la parte …mettendosi così alla
prova e mostrando il suo grande talento.
Ho notato che attrici di questo calibro
riescono a ricoprire grandi ruoli anche in film di natura diversa: drammatico, fantasy…cosa
ne pensa?
C’è dietro impegno e
uno studio notevole.
Artisti che riescono
a darsi completamente, facendo sia grandi ruoli come piccoli, impegnandosi
sempre al massimo.
Un lavoro che si dimostra
per ogni loro interpretazione.
Non si decide di
fare l’attore solo perché si è bello.
Occupandosi di effetti Speciali, avrà
sicuramente avuto l’opportunità d’incontrare e conoscere il maestro Carlo Rambaldi?
Ho incontrato Carlo Rambaldi
a Roma, ai tempi di Pinocchio, poi è partito per l’America con Dino De Laurentiis, per la realizzazione di King Kong, Alien, E.T. …continuando
poi il suo straordinario percorso artistico.
Un uomo che
conosceva a fondo il suo mestiere, finanziato per farlo al meglio.
In America s’investe
sulla persona e sul lavoro, tutto è calcolato con grandissima precisione per la
realizzazione del progetto cinematografico e per il budget da investire, veri
professionisti che sanno fare cinema.
Il boss della Universal era un camionista, ha passato
tutta la trafila, sino a diventare il numero 1…Sa tutto su come funziona il
cinema e i suoi meccanismi.
L’industria del cinema americano lavora
diversamente dalla nostra?
Il Signor AURELIO DE LAURENTIIS, il signor CECCHI GORI padre sono partiti
da lavori umili e hanno imparato, gente
che conosce il mestiere a differenza delle nuove leve…
Mi capita di parlare
con gente che a 30 anni pensa già di esser arrivata!... Non capendo che è solo
l’inizio di un lungo percorso lavorativo e professionale, purtroppo manca
l’umiltà di fare le cose.
Non bisogna credere di
essere il più bravo, bisogna dimostrarlo.
Il complimento deve
arrivare dagli altri e non da se stessi…Non bisogna auto incensarsi.
C’è una gerarchia da
rispettare, dove esiste un attore che è la Star del film, non puoi essere star
più dell’attore, tutto deve girare intorno a lui.
Qual è stato il lavoro più impegnativo in
assoluto e il più divertente?
I film che impegnano
sono i film con i grandi, devi dimostrargli che sai fare al 100%!
Se lavori con FELLINI e ti chiede delle cose, devi
realizzarle al meglio.
Era un caricaturista,
faceva caricature di tutti i suoi personaggi.
Lui disegnava
mostrando esattamente la sua idea e come voleva rappresentarla, era un uomo
sopra le righe…
I lavori con ROSSELLINI erano realizzati in modo
semplice e naturale…
SCORSESE ti lasciava carta bianca, naturalmente
spiegandoti inizialmente quello che desiderava ottenere, tu gli mostravi il
lavoro e apportava dei cambiamenti se li riteneva opportuni.
Con CASTELLANI girammo 81 settimane per
fare 10 puntate di un film televisivo,
oggi
Ci impiegherebbero
20 settimane…
Un grande uomo di
cinema che sapeva tutto di tutti, sempre informato e pronto a realizzare un
buon prodotto, una persona che ti spronava e che ti dirigeva mai con arroganza.
Grandi Registri che
sanno premiare il tuo lavoro ma che se non garantisci loro impegno, dedizione e
professionalità, ti “depennano” senza giri di parole…
In Italia, spesso, quando
sei dentro il meccanismo non ti
elimina più nessuno anche se non porti un contributo positivo al lavoro.
Parlando di
esperienze divertenti posso parlarti di un film che ho girato in Tunisia, già
il titolo era assurdo, - 2 ORE MENO UN
QUARTO AVANTI CRISTO - un film degli anni 80 in chiave romana con tutte
firme moderne, Vuitton, Fendi…. Assistiamo alle escursioni gay di un
Giulio Cesare vizioso, alle gesta di un Ben Hur grasso e impacciato, a una
nascita di Gesù annunciata in tv, con una Cleopatra bellissima, dei personaggi divertenti…Si
andava a lavorare con il sorriso sulle labbra tutti i giorni.
Alla fine di questo film, nessuno voleva andarsene dal set, Richard Harris davanti alla macchina da
presa sbandierava un cartellone enorme con scritto: Per cortesia ricominciamo da capo.
Le persone indimenticabili?
Con ROSSELLINI ho avuto uno stupendo
rapporto, posso citare anche SALVATORES,
una persona molto simpatica, gentile, umile, sa fare il suo lavoro con grande
professionalità, dando anche agli altri gli strumenti per farlo al meglio.
Oggi l’azienda ha sede a Roma in Via Gregorio VII, com’è strutturata e organizzata? Come
sono divise le attività lavorative al suo interno? E cosa possiamo trovare?
Un’attività a
carattere famigliare, mia madre ha 90 anni e ci lavora da sempre, le lavoranti
per lei sono delle figlie.
Il lavoro arriva da
teatro, cinema e televisione, ormai ci conoscono da tantissimi anni e si fidano
del nostro operato, quasi 140 anni nel settore.
Possiamo trovare
parrucche (Capelli naturali…) di ogni genere, da quelle Egiziane a quelle
mesopotamiche… Quello che ovviamente non c’è, si realizza…
Quando le viene proposto un lavoro da una
casa di produzione, deve seguire delle direttive speciali?
La routine è quella
di seguire gli attori, si prendono le loro misure, come succede per un abito
scegliendo il colore, la foggia, il tipo di capelli, farcendo i provini, per
vedere se vanno bene e apportare le modifiche, se necessitano.
Naturalmente il
cliente è seguito passo-passo, sino alla fine del lavoro, poi il parrucchiere
del film si occuperà di fare i provini sul set.
Consigli che vuole dare ai giovani che
decidono di lavorare come parruccai o truccatori?
Il lavoro di
parruccaio non è facile da poter fare, la nostra attività è un’attività storica.
Per quanto riguarda il mestiere di truccatore,
occorre grande spirito di sacrificio, il guadagno economico a dispetto di 20
anni fa è 4/5 volte inferiore, spesso il lavoro non è continuativo, dai 4 ai 6
mesi l’anno… In passato si lavorava 3 mesi e riuscivi a coprire tutto l’anno.
Confrontandomi con tanti giovani (in tempi
non facili), vedo persone illudersi, condizionate dalla televisione e dai
personaggi internet, di poter intraprendere questo lavoro, guadagnando tanti
soldi facendo un bel lavoro. Cosa ne pensa?
Il problema è che
diventa famoso il personaggio… Non il truccatore.
C’è molta disinformazione in merito alla
professione del truccatore e al giusto tipo di formazione da seguire. Qual è il
suo pensiero?
Io insegno a Bologna
come a Roma, ai ragazzi mostro la mia metodologia. E’ la mia tecnica, non vado
a sindacare su quella degli altri.
Ognuno sceglie,
l’importante è il risultato finale e che il lavoro sia fatto bene e con grande
professionalità e preparazione.
Riflessioni personali?
Posso dire che nella
vita c’è sempre qualcosa da imparare, osservo e apprendo anche dai miei allievi
che portano idee nuove.
Sperimentazione?
In America questa è
una cosa molto più sentita. Se si parla e si sperimenta, si progredisce, se una
persona si fossilizza con il suo modo di fare, si fanno solo passi indietro.
Bisogna sempre
essere informati e attenti, artisti a tutto tondo per migliorare noi stessi e
la nostra tecnica.
Ringrazio di cuore il Sig. Manlio
Rocchetti e tutta la sua famiglia per la collaborazione e la grande
disponibilità.
Un Ringraziamento speciale a Stefania
D’Alessandro che mi ha dato l’opportunità di conoscere un grande patrimonio
italiano.