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martedì 29 gennaio 2013

Manlio Rocchetti - Un truccatore da Oscar



- La mia Intervista pubblicata su Gallery Nails & make-up n. 5 
Per chi volesse abbonarsi alla rivista Gallery Nails & Make Up può chiamare il nostro numero verde: 800102166 oppure può contattarci alla seguente mail: jessica@mteedizioni.it

Ho avuto l’onore e il piacere d’intervistare il Sig.re Manlio Rocchetti che con il suo lavoro ha dato notorietà al nostro paese a livello internazionale, vincendo innumerevoli premi e riconoscimenti, sino al tanto agognato Oscar (che mostra orgogliosamente in questa foto) come truccatore per il film A spasso con Daisy.
Nato a Roma nel 1943 proviene da una famiglia già nota nel mondo dello spettacolo come fornitore di parrucche e posticci per teatro lirico, cinema e televisione.
Dopo gli studi e il servizio militare inizia a lavorare in laboratorio, in seguito lo zio li propone di seguirlo nel mestiere di truccatore, inizia così la sua lunga e incredibile carriera professionale.
Il primo film televisivo importante (come truccatore) è quello con Renato Castellani sulla vita del compositore Giuseppe Verdi, arriva il successo a livello internazionale con C’era una volta in America di Sergio Leone, interpretato da Robert De Niro, gli viene assegnato il nastro d’argento.
Da qui inizia la sua grande ascesa lavorando con i più importanti registi e attori.
Oggi lavora assiduamente sia per lo spettacolo sia per il suo laboratorio grazie anche al supporto fondamentale del fratello Luigi, la madre Fernanda e delle loro preziose collaboratrici.
Per me un’esperienza unica, non si può che rimanere estasiati dall'incredibile percorso lavorativo del Sig.re Rocchetti e degli artisti con cui ha lavorato nell'arco della sua lunga carriera...Personaggi per noi irraggiungibili.
Un grande maestro che i giovani truccatori devono prendere d’esempio.

Gang of new york - Daniel Day Lewis

Quei bravi ragazzi - Joe Pesci

L'ultimo imperatore Bertolucci
Shutter island 
shutter island
invecchiamento De Niro - C'era una volta in America.
Mayrig con Claudia Cardinale regia di Henri Verneuil


Capolavori del Sig.re Luigi Rocchetti

Intervista all’Oscar del trucco.

Manlio Rocchetti



Un’azienda storica che va avanti da oltre 130 anni, Manlio come inizia il suo percorso lavorativo e la sua formazione professionale?



La mia formazione professionale è dovuta a un caso della vita, dopo il liceo mio padre aveva il desiderio che io diventassi architetto …ma non è stato così, dopo il militare, sono tornato in laboratorio.

Mio zio in seguito mi ha proposto di seguirlo nel mestiere di truccatore.



Il rapporto con suo padre Silvano, differenze nell’approccio al lavoro.



La famiglia di mio padre era il laboratorio, con questo non voglio dire che abbiamo avuto un rapporto difficile, mi ha dato l’opportunità di fare il lavoro che desideravo.

Ho lavorato sia in laboratorio sia fuori, fino al momento in cui sono partito per l’America.



Primo italiano premiato per il trucco con un Oscar (A SPASSO CON DAISY), 

per ben due volte aveva creduto di avvicinarsi all’Accademy Award con il NOME DELLA ROSA e LA TENTAZIONE DI CRISTO, cosa può raccontarci a tal proposito?

La nomination all’Oscar vale quanto un Oscar, il film per cui l’ho ricevuto è un premio solamente al trucco, in realtà…Quindi ne sono felice!
Di solito i premi sono assegnati maggiormente per effetti speciali, creature mostruose…In questo specifico caso era solo per l’invecchiamento, realizzato non con elementi artificiali e cose strane…
Era naturale … mi dicevano che avevo realizzato un trucco senza trucco, per me un grande complimento.
Era un film bello? Forse il film giusto, al momento giusto.
NEL NOME DELLA ROSA e NELLA TENTAZIONE DI CRISTO c’era molto più lavoro, un altro caso simile è : C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA, DI SERGIO LEONE .
Un film che avrebbe meritato maggiori riconoscimenti, paradossalmente è stato boicottato addirittura dal produttore, della durata di 3 ore e 40, per lui troppo lungo, ridotto così a 2 ore, montato tutto in sequenza, senza i flashback dei bambini.
Questo per me è un bel film …
Spesso mi hanno chiesto di scrivere un libro sul trucco o sulla mia esperienza nel cinema.
Penso possa esser anche un’idea divertente, ma ho sempre declinato…

Differenze tra Italia e America, tra Cinecittà e Hollywood

Cinecittà com’era… Era Cinecittà …Oggi come oggi il film italiano non è più quel cinema, si realizzavano 250 - 300 film l’anno, tanti e di qualità.
Oggi si fanno pochi film, di cui uno forse veramente di qualità, i lungometraggi di Tornatore e Salvatores sono tra questi.
La maggior parte di chi riceve fondi da RAI o Mediaset per realizzare le pellicole, può contare su pochi mezzi, di conseguenza, vengono prodotti pochi film…
I soldi tolti dove realmente necessitano, danneggiano la buona riuscita del film, Il produttore fissa un limite che non può esser superato.
Tutto questo è legato agli investitori… Non si trovano più produttori veri, che investono (come nel caso di Aurelio De Laurentiis e Procacci), oggi della qualità non importa niente a nessuno.

Com’è cambiato il lavoro dai tempi Della Dolce Vita sino ad arrivare ai giorni nostri?

Nel periodo della dolce vita fare cinema era un sogno!
La curiosità per quel mondo, per le attrici, dei miti di quel periodo magico… Che ancora adesso ricordiamo con nostalgia.
Le grandi dive sono quelle del passato, in Italia: la Loren, Gina Lollobrigida, la Mangano, la Cardinale, la Magnani, la Vitti… Professioniste conosciute a livello internazionale.
Oggi, a parte qualche raro caso (posso citare la Golino che ha lavorato in America), ce ne sono ben poche, anche parlando di attori…

Questo è dovuto a una scarsa preparazione?

Esatto, è proprio questo. Hanno una bella presenza ma poca sostanza!
E’ come venire al make-up chiedendo fammi bello…Ma non è questo il senso del trucco nel cinema, è qualcosa di più profondo.
La domanda giusta sarebbe…Fammi il personaggio, trasformami per il ruolo che devo interpretare.
Personalmente penso che per un attore non sia fondamentale esser “bello”, ma bravo a recitare…

Non è necessario esser belli ma giusti per il personaggio, bisogna sapersi trasformare per quel ruolo.
Una star americana come Charlie Theron, una bellissima attrice che ha interpretato Monster, dove è orrenda, irriconoscibile, ma ha accettato la parte …mettendosi così alla prova e mostrando il suo grande talento.

Ho notato che attrici di questo calibro riescono a ricoprire grandi ruoli anche in film di natura diversa: drammatico, fantasy…cosa ne pensa?

C’è dietro impegno e uno studio notevole.
Artisti che riescono a darsi completamente, facendo sia grandi ruoli come piccoli, impegnandosi sempre al massimo.
Un lavoro che si dimostra per ogni loro interpretazione.
Non si decide di fare l’attore solo perché si è bello.

Occupandosi di effetti Speciali, avrà sicuramente avuto l’opportunità d’incontrare e conoscere il maestro Carlo Rambaldi?

Ho incontrato Carlo Rambaldi a Roma, ai tempi di Pinocchio, poi è partito per l’America con Dino De Laurentiis, per la realizzazione di King Kong, Alien, E.T. …continuando poi il suo straordinario percorso artistico. 
Un uomo che conosceva a fondo il suo mestiere, finanziato per farlo al meglio.
In America s’investe sulla persona e sul lavoro, tutto è calcolato con grandissima precisione per la realizzazione del progetto cinematografico e per il budget da investire, veri professionisti che sanno fare cinema.
Il boss della Universal era un camionista, ha passato tutta la trafila, sino a diventare il numero 1…Sa tutto su come funziona il cinema e i suoi meccanismi.

L’industria del cinema americano lavora diversamente dalla nostra?

Il Signor AURELIO DE LAURENTIIS, il signor CECCHI GORI padre sono partiti da lavori umili e hanno imparato,  gente che conosce il mestiere a differenza delle nuove leve…
Mi capita di parlare con gente che a 30 anni pensa già di esser arrivata!... Non capendo che è solo l’inizio di un lungo percorso lavorativo e professionale, purtroppo manca l’umiltà di fare le cose.
Non bisogna credere di essere il più bravo, bisogna dimostrarlo.
Il complimento deve arrivare dagli altri e non da se stessi…Non bisogna auto incensarsi.

C’è una gerarchia da rispettare, dove esiste un attore che è la Star del film, non puoi essere star più dell’attore, tutto deve girare intorno a lui.

Qual è stato il lavoro più impegnativo in assoluto e il più divertente?

I film che impegnano sono i film con i grandi, devi dimostrargli che sai fare al 100%!
Se lavori con FELLINI e ti chiede delle cose, devi realizzarle al meglio.
Era un caricaturista, faceva caricature di tutti i suoi personaggi.
Lui disegnava mostrando esattamente la sua idea e come voleva rappresentarla, era un uomo sopra le righe…
I lavori con ROSSELLINI erano realizzati in modo semplice e naturale…
SCORSESE ti lasciava carta bianca, naturalmente spiegandoti inizialmente quello che desiderava ottenere, tu gli mostravi il lavoro e apportava dei cambiamenti se li riteneva opportuni.
Con CASTELLANI girammo 81 settimane per fare 10 puntate  di un film televisivo, oggi
Ci impiegherebbero 20 settimane…
Un grande uomo di cinema che sapeva tutto di tutti, sempre informato e pronto a realizzare un buon prodotto, una persona che ti spronava e che ti dirigeva mai con arroganza.
Grandi Registri che sanno premiare il tuo lavoro ma che se non garantisci loro impegno, dedizione e professionalità, ti “depennano” senza giri di parole…
In Italia, spesso, quando sei dentro il meccanismo non ti elimina più nessuno anche se non porti un contributo positivo al lavoro.
Parlando di esperienze divertenti posso parlarti di un film che ho girato in Tunisia, già il titolo era assurdo, - 2 ORE MENO UN QUARTO AVANTI CRISTO - un film degli anni 80 in chiave romana con tutte firme moderne, Vuitton, Fendi…. Assistiamo alle escursioni gay di un Giulio Cesare vizioso, alle gesta di un Ben Hur grasso e impacciato, a una nascita di Gesù annunciata in tv, con una Cleopatra bellissima, dei personaggi divertenti…Si andava a lavorare con il sorriso sulle labbra tutti i giorni.
Un altro film molto divertente è stato WRESTLING ERNEST HEMINGWAY, Un film di Randa Haines.
Alla fine di questo film, nessuno voleva andarsene dal set, Richard Harris davanti alla macchina da presa sbandierava un cartellone enorme con scritto: Per cortesia ricominciamo da capo.

Le persone indimenticabili?

Con ROSSELLINI ho avuto uno stupendo rapporto, posso citare anche SALVATORES, una persona molto simpatica, gentile, umile, sa fare il suo lavoro con grande professionalità, dando anche agli altri gli strumenti per farlo al meglio.

Oggi l’azienda ha sede a Roma in Via Gregorio VII, com’è strutturata e organizzata? Come sono divise le attività lavorative al suo interno? E cosa possiamo trovare?

Un’attività a carattere famigliare, mia madre ha 90 anni e ci lavora da sempre, le lavoranti per lei sono delle figlie.
Il lavoro arriva da teatro, cinema e televisione, ormai ci conoscono da tantissimi anni e si fidano del nostro operato, quasi 140 anni nel settore.
Possiamo trovare parrucche (Capelli naturali…) di ogni genere, da quelle Egiziane a quelle mesopotamiche… Quello che ovviamente non c’è, si realizza…

Quando le viene proposto un lavoro da una casa di produzione, deve seguire delle direttive speciali?

La routine è quella di seguire gli attori, si prendono le loro misure, come succede per un abito scegliendo il colore, la foggia, il tipo di capelli, farcendo i provini, per vedere se vanno bene e apportare le modifiche, se necessitano.
Naturalmente il cliente è seguito passo-passo, sino alla fine del lavoro, poi il parrucchiere del film si occuperà di fare i provini sul set.

Consigli che vuole dare ai giovani che decidono di lavorare come parruccai o truccatori?

Il lavoro di parruccaio non è facile da poter fare, la nostra attività è un’attività storica.
 Per quanto riguarda il mestiere di truccatore, occorre grande spirito di sacrificio, il guadagno economico a dispetto di 20 anni fa è 4/5 volte inferiore, spesso il lavoro non è continuativo, dai 4 ai 6 mesi l’anno… In passato si lavorava 3 mesi e riuscivi a coprire tutto l’anno.

Confrontandomi con tanti giovani (in tempi non facili), vedo persone illudersi, condizionate dalla televisione e dai personaggi internet, di poter intraprendere questo lavoro, guadagnando tanti soldi facendo un bel lavoro. Cosa ne pensa?

Il problema è che diventa famoso il personaggio… Non il truccatore.

C’è molta disinformazione in merito alla professione del truccatore e al giusto tipo di formazione da seguire. Qual è il suo pensiero?

Io insegno a Bologna come a Roma, ai ragazzi mostro la mia metodologia. E’ la mia tecnica, non vado a sindacare su quella degli altri.
Ognuno sceglie, l’importante è il risultato finale e che il lavoro sia fatto bene e con grande professionalità e preparazione.

Riflessioni personali?

Posso dire che nella vita c’è sempre qualcosa da imparare, osservo e apprendo anche dai miei allievi che portano idee nuove.

Sperimentazione?

In America questa è una cosa molto più sentita. Se si parla e si sperimenta, si progredisce, se una persona si fossilizza con il suo modo di fare, si fanno solo passi indietro.
Bisogna sempre essere informati e attenti, artisti a tutto tondo per migliorare noi stessi e la nostra tecnica.



Ringrazio di cuore il Sig. Manlio Rocchetti e tutta la sua famiglia per la collaborazione e la grande disponibilità.
Un Ringraziamento speciale a Stefania D’Alessandro che mi ha dato l’opportunità di conoscere un grande patrimonio italiano. 



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